venerdì, aprile 02, 2010

L'omelia del vescovo Vitus alla Messa Crismale

Omelia di S. E. Mons. Vitus Huonder, Vescovo di Coira,
Giovedì Santo, 1° aprile 2010, S. Messa del Crisma

Cari sacerdoti, cari confratelli,
"Il Signore mi ha consacrato con l'unzione", dice il profeta (Is 61, 1). Nel Vangelo il Signore Gesù riprende questo passo e ci fa attenti, che la parola del profeta si è compiuta in Lui (Lc 4, 18). Egli è l'Unto di Dio. Egli è il Profeta, è il Re, è il Sacerdote.

La più sublime unzione è l'unzione sacerdotale. Attraverso l'unzione sacerdotale Cristo è quel Sommo Sacerdote, che causa la riconciliazione e rende possibile a noi uomini l'accesso a Dio. Senza l'opera del Sommo ed Eterno Sacerdote Gesù Cristo non c'è nessuna riconciliazione con Dio e nessun accesso alla vita eterna. Questo ce lo dice soprattutto la lettera agli Ebrei.

Ora, il sacerdozio di Gesù Cristo è presente nel sacramento dell'Ordine Sacro. Nel momento in cui Gesù, come ci precisa l'evangelista Luca (Lc 22, 14), celebra con gli Apostoli la Cena pasquale, comunica al gruppo dei Dodici la sua stessa potestà sacerdotale. Gli Apostoli sono identici al gruppo dei Dodici. Essi si distinguono dal gruppo dei altri discepoli, poiché sono coloro, per i quali Gesù ha pregato in modo particolare e che ha scelto specificatamente (Lc 6, 12-16). Gesù introduce soltanto loro nel suo mandato sacerdotale. A loro da la potestà sacer-dotale nell'istante, in cui li sollecita a compiere, quello che Egli stesso ha compiuto, dicendo: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22, 19). Proprio queste sono le parole della consacrazione sacerdotale. Questo è il momento, in cui Egli istituisce il sacramento dell'Ordine. Gli Apostoli, seguendo Gesù, in forza della sua potestà, diventano veri e propri sacerdoti; diventano uomini, che incorporano e continuano il sacerdozio di Cristo, come ci è descritto nella lettera agli Ebrei. Attraverso la partecipazione alla potestà del sacerdozio del Signore, essi stessi sono introdotti nel mandato del Sommo Sacerdote.

Secondo la lettera agli Ebrei il sacerdozio significa compi-mento della riconciliazione. Attraverso il sacerdozio, attraverso l'opera sacerdotale, i consacrati devono purificare gli uomini dai loro peccati e santificarle. Gesù vuole, che i suoi Apostoli siano dotati di questa potestà. Poiché quello che loro operano, quello che loro devono fare in " memoria di me", come dice il Signore, è il compimento di un sacrificio: Lui da a loro il Corpo, che è offerto in sacrificio per loro e per gli uomini. Lui consegna il calice della Nuova Alleanza, nel suo Sangue, che è versato per loro et per molti in remissione dei peccati. Sono chiare affermazioni, che accentuano il carattere sacrificale del mandato del Signore; parole chiare, che scaturiscono dal rituale sacrificale del Vecchio Testamento. Nel momento in cui Gesù ricorda questo rituale e lo applica alla sua passione e morte, istituisce il sacrificio del Nuovo Testamento, della Nuova Alleanza, e ne da consegna ai suoi Apostoli, ai Dodici, per adempiere questo suo sacrificio.

Gesù, dunque, ha consacrato sacerdoti. Attraverso il loro mandato si perpetua la riconciliazione del Sacrificio della Croce di nostro Signore nei secoli. Mediante gli Apostoli e i loro successori, i vescovi, voi, cari sacerdoti, venite coinvolti in questa opera di riconciliazione. Vi prego pertanto di rendervi conto di questa vostra dignità. Vi prego quindi di condurre una vita conforme a questo mandato, una vita non in contrasto con esso. Vi prego di voler continuamente santificarvi, affinché non siate in contradizione con quanto fate, ma invece inseriti come "offerta viva" nel sacrificio di nostro Signore, affinché, in questo sublime momento del santo sacrificio, possiate essere un unum col Signore; non solo agire in persona Christi capitis, ma anche veramente essere, esistere in persona Christi capitis.

In oltre vi prego di proteggere il santo sacrificio e fare in modo, che i fedeli dignitosamente partecipino alla santa celebra-zion. La Santa Messa non è un raduno profano per ogni cosa. Non dobbiamo considerarla come un mezzo per uno scopo non idoneo. Al contrario, non dobbiamo celebrarla pubblicamente, se dovessimo presumere, che i partecipanti non riescono a ri-conoscere e comprendere il suo significato intimo. Siate, dunque, fedeli custodi di questo sacrificio, e non tollerate, che il Signore venga profanato con atti sacrileghi. Non dobbiamo esporre il Signore al tradimento.
Fratelli, lasciatevi rinnovare nella vostra dignità sacerdotale. Lasciatevi penetrare di nuovo da quella grazia e da quell'amore, che così copiosamente avete ricevuto il giorno della vostra consacrazione sacerdotale, e da quell'amore che, in quel giorno, avete ricambiato al Signore.

Per questo rinnovamento invochiamo la Vergine Maria, Madre del nostro Signore. Volga a noi il suo sguardo, e implori quelle grazie necessarie per perseverare e crescere nel servizio sacerdotale, in povertà di spirito, nell'obbedienza alla fede e nella castità di una vita pura. Per questo rinnovamento nello spirito preghiamo anche il Patrono dei sacerdoti, il santo Curato d'Ars. Intervenga, affinché possiamo essere catturati dal Signore e sfuggire alle tentazioni dello Spirito maligno. Amen.